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VENDEMMIA 2024, NELL'AREA DEI LAMBRUSCHI UN AUMENTO DEL 16,5%

I dati di Confcooperative Terre d'Emilia

venerdì 25 ottobre 2024

Dopo il sensibile calo dello scorso anno (un -10,3% che portò la produzione a 2.428.000 quintali), la vendemmia 2024 ha segnato un rialzo della produzione di uve trasformata dalle cantine sociali reggiane e modenesi, che detengono una quota di mercato del 94%.

Il bilancio – oggetto di uno specifico confronto promosso da Confcooperative Terre d’Emilia – parla, infatti, di 2.829.000 quintali di uve raccolte, con un incremento del 16,5% rispetto al 2023 ed una quantità superiore del 5,1% rispetto alla media degli ultimi dieci anni, tanto che solo nel 2016 e nel 2018 si erano registrate produzioni più elevate.

L’aumento della produzione ha riguardato sia i Lambruschi che l’Ancellotta; per i primi, infatti, il raccolto è risultato superiore al 2023 per 177.000 quintali (complessivamente 1.577.000 quintali contro 1.400.000, con un +12,6%), mentre per l’Ancellotta la crescita è stata del 20,9%, con la produzione attestata a 1.037.000 quintali.

In crescita, infine, anche le uve bianche, con una produzione pari a 213.000 quintali.

All’incremento della quantità si è associata anche una buona qualità delle uve, con un grado zuccherino medio pari a 16,63.

“Livelli produttivi e qualità – sottolinea Confcooperative Terre d’Emilia – sono risultati più che soddisfacenti, ma ora sono attesi quei riscontri di mercato che negli ultimi anni sono stati del tutto inadeguati rispetto al lavoro e agli investimenti di viticoltori, con quotazioni medie che in diversi casi non hanno consentito di coprire i costi di produzione”.

“E’ ovviamente auspicabile – prosegue la centrale cooperativa, che associa 620 imprese a Reggio Emilia, Modena e Bologna – che il mercato ritrovi l’equilibrio che in questi ultimi anni è mancato sul versante dei redditi e, a questo proposito un segnale che induce ad un cauto ottimismo è la modesta quantità di giacenze di vino presente nelle cantine a chiusura della campagna 2023-24 come non accadeva da almeno 10 anni”.

All’auspicio, Confcooperative associa anche la richiesta di interventi pubblici di sostegno al settore e, non di meno, sottolinea “l’impegno delle cantine sociali verso una revisione degli attuali assetti del comparto vitivinicolo, guardando sia alle tipologie di varietà degli impianti viticoli, all’organizzazione e alle strategie commerciali delle aziende di trasformazione”.

Prosegue, intanto, un evidente cambio strutturale dei vigneti reggiani e modenesi.

“In presenza di una modesta crescita delle superfici a vigneto nelle province di Reggio Emilia e Modena (700 ettari in più su oltre 17.000 dal 2021 ad oggi), le superfici con vitigni di Lambrusco – spiega Confcooperative Terre d’Emilia – si sono leggermente ridotte (9.500 a 9.400 ettari), mentre sono aumentate del 15,7% quelle dell’Ancellotta (da 4.500 ad oltre 5.200 in tre anni) e del 7,6% quelle della Spergola nel reggiano e del Pignoletto a Modena”.

“Riassetti – prosegue Confcooperative Terre d’Emilia – che appaiono ancor più evidenti se si considera la produzione di uve dal 2018 ad oggi, che ha visto passare dal 65 al 56% l’incidenza dei Lambruschi e dal 28 al 37% quella dell’Ancellotta, con la quota delle uve bianche ferma all’8%”.

“Un’evoluzione – conclude la centrale cooperativa – che non è bastata ad assicurare una lineare crescita dei redditi, la cui ripresa richiede, oggi, sia misure congiunturali di sostegno, che azioni più strutturali in grado di ridare equilibrio e slancio ad un settore fondamentale per la nostra economia e fonte di lavoro per migliaia di imprese agricole”.

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