E’ un’alleanza per lo sviluppo delle imprese e dei territori quella che mettono in campo Confcooperative Terre d’Emilia e Lapam Confartigianato, firmatarie di un protocollo d’intesa che, al centro, ha proprio l’obiettivo di promuovere “crescita economica, innovazione e sostenibilità” .
Un patto, quello siglato oggi, che vede in campo due organizzazioni leader nella rappresentanza del mondo cooperativo e dell’artigianato: 620 le cooperative rappresentate da Confcooperative Terre d’Emilia (imprese con 47.000 dipendenti e oltre 135.000 soci) e oltre 11.000 le imprese artigiane, le piccole e medie industrie, le attività del commercio, turismo, pubblici esercizi, professionisti e agenti di commercio rappresentati da Lapam Confartigianato, presente con 53 sedi e oltre 650 dipendenti nelle province di Reggio Emilia e Modena .
Quattro gli ambiti di collaborazione sanciti dall’intesa, che riguarda in modo particolare i territori di Reggio Emilia e Modena: la promozione di comunità energetiche rinnovabili in forma cooperativa, la promozione di imprese che nascano da lavoratori di aziende in crisi o in difficoltà legate alla successione d’impresa, la promozione di cooperative di lavoro artigiane e, infine, la comune promozione di iniziative di responsabilità sociale d’impresa.
“Per lo sviluppo, e a maggior ragione per uno sviluppo sostenibile e inclusivo – sottolineano i presidenti di Confcooperative Terre d’Emilia e di Lapam Confartigianato, Matteo Caramaschi e Gilberto Luppi – occorre guardare complessivamente ai bisogni delle imprese e a quelli delle comunità locali; è proprio in questo senso che vanno lette le priorità che abbiamo assegnato al tema dell’energia, al rafforzamento della competitività delle imprese artigiane attraverso strumenti cooperativi e alla continuità di percorsi d’impresa che impattano molto sui territori e possono essere messi a rischio sia da situazioni di crisi che – ancor più frequentemente – dall’assenza di quella continuità generazionale sulla proprietà che ha caratterizzato il passato”.
Su questo versante è evidente la preoccupazione di Confcooperative Terre d’Emilia e Lapam Confartigianato. “Si è affievolita – spiegano i presidenti delle due organizzazioni – la cultura imprenditoriale che ha connotato per decenni i nostri territori e, per appesantimenti burocratici e costi di gestione spesso poco compatibili con l’andamento del mercato interno e di quelli esteri, fare impresa è sempre meno attrattivo; la conseguenza è che anche imprese sane rischiano la chiusura o diventano appetibili per soggetti che hanno interessi non sempre coincidenti con quelli dei territori in cui le aziende sono nate e si sono sviluppate”.
“Di fronte al rischio di perdere questi presidi imprenditoriali che rappresentano patrimoni comunitari che garantiscono occupazione e sviluppo locale – proseguono Caramaschi e Luppi – i workers buyout si configurano come una risorsa molto importante, perché consentono ai lavoratori di queste aziende di diventare protagonisti dei processi produttivi, avvalendosi anche delle risorse che mettono a disposizione gli strumenti legislativi (l’anticipo della Naspi, tra questi) e gli strumenti finanziari e di garanzia propri del mondo cooperativo ed artigiano”.
“In questi percorsi, in quelli che riguardano la formazione di chi si avvicina ai WBO e la promozione di comunità energetiche rinnovabili – spiegano il segretario generale di Lapam Confartigianato, Carlo Alberto Rossi, e il direttore generale di Confcooperative Terre d’Emilia, Matteo Manzoni – i lavoratori e le imprese potranno anche contare, grazie a questa intesa, su due centri servizi tra i più grandi del Paese (oltre 57 milioni di fatturato complessivo), che lavoreranno insieme per dare assistenza ai nuovi progetti che andremo a sostenere insieme”.
Siglata oggi, la collaborazione tra Confcooperative Terre d’Emilia e Lapam Confartigianato è, di fatto, già decollata da alcune settimane. Proprio in coincidenza con la firma del protocollo, infatti, nella sede reggiana della centrale cooperativa si è tenuto il quarto appuntamento territoriale (i precedenti si sono tenuti a Pavullo nel Frignano, Correggio e Modena) promosso dalle due organizzazioni sulle comunità energetiche rinnovabili, “strumento – sottolineano Manzoni e Rossi – che tiene insieme sviluppo economico, inclusione di imprese e cittadini, risparmi sui costi di approvvigionamento e sostenibilità”.