In Europa si producono 270.000 tonnellate di miele e se ne importano all’incirca 170mila. In virtù degli ultimi accordi di libero scambio, con l’Ucraina, il Messico e il Mercosur, verrà istituita una quota di importazioni di miele a dazio zero pari a 115mila tonnellate. Di fronte a questa prospettiva che impensierisce i nostri produttori, diventa strategico rispondere con un approccio di sistema che punti su una migliore identificazione e tutela del nostro prodotto, attraverso una normativa chiara che disciplini e rafforzi non solo i controlli di ingresso ma che garantisca la tracciabilità nei vari percorsi lungo la filiera e fino ai punti distributivi”. Lo ha detto il presidente di Confcooperative Fedagripesca Raffale Drei intervenendo al workshop 'Sanità e apicoltura, sfide e opportunità' svoltosi oggi al Ministero della Salute.
Secondo il presidente Drei “è fin troppo evidente il rischio di concorrenza sleale causato dall’importazione di mieli di bassa qualità provenienti da Paesi terzi, non conformi in molti casi ai rigidi standard qualitativi previsti dalle normative europee e prodotti in contesti sociali ed ambientali radicalmente diversi dai nostri. Senza considerare come l’incremento delle importazioni di prodotti extra Ue rischi di avere un impatto importante sul prezzo. Per tutelare le nostre produzioni occorre uno sforzo comune, tra associazioni e istituzioni, per rivedere tutti gli aspetti normativi che vanno dall’allevamento delle api, alla gestione del miele, fino all’immissione sul mercato”. Il Presidente di Confcooperative Fedagripesca (che con le sue cooperative e strutture associate e 600.000 alveari rappresenta in maniera diretta o indiretta il 40% della produzione nazionale, pari a 9.000 tonnellate di miele) ha ringraziato il Ministro della Salute Schillaci e il Sottosegretario Gemmato che hanno voluto e organizzato l’iniziativa odierna per la grande attenzione verso il settore apistico. Ha quindi espresso piena condivisione ed apprezzamento per l’impegno del Ministro Lollobrigida “in difesa della qualità dei nostri prodotti rispetto a quelli importati, spesso adulterati o frutto di sofisticazioni, a tutela della salute dei cittadini e dell’attività dei produttori italiani”.
In ultimo, riferendosi al grande tema del rapporto tra agricoltura e apicoltura, il Presidente Drei ha ricordato come “l’utilizzo dei fitofarmaci, specie se male utilizzati, possa certamente mettere a repentaglio la salute degli alveari, ma è altrettanto vero che se gli agricoltori smettono di usare fitofarmaci, il rischio è che non avremo proprio più cibo, perché non riusciremo più produrlo”.
“La scienza in questo dualismo non può essere spettatrice, ma trovare un necessario punto di equilibrio”, ha concluso.