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LA COOPERAZIONE PROMUOVE IL "LAVORO GIUSTO"

Importanti testimonianze al talk del Gruppo Giovani Imprenditori 

mercoledì 25 settembre 2024

“Il giorno dopo festival è stato pensato per parlare di diritto al desiderio e per raccontare storie di persone fragili con background migratorio” ; così Anna Cavina, responsabile delle attività del centro giovani Ca’ Vaina del Comune di Imola, gestito dalla cooperativa Officina immaginata, ha sottolineato il senso dell’evento all’interno del quale si è inserito il talk “Lavoro Giusto”, l’iniziativa promossa dai Giovani Imprenditori di Confcooperative Terre d’Emilia per dare voce ad alcune delle tante esperienze cooperative che si connotano per il rispetto profondo del valore del lavoro e per la promozione della dignità della persona.

Il presidente Eduardo Raia, che ha moderato il talk insieme ad Elisa Cocchi, anche lei componente del Gruppo Giovani, ha sottolineato, al proposito, che è importante raccontare il “lavoro giusto” perché – ha detto – “crediamo che a livello economico, civile e umano, parlare di demercificazione del lavoro sia un punto centrale per nuove prospettive economiche e per sviluppare politiche comunitarie”.

Molti gli stimoli giunti dalla relatrice Giovanna Bondavalli, esperta di politiche per l’integrazione, l’inclusione e la convivenza.

“La nostra esperienza – ha detto tra l’altro - è quella di accompagnare donne e uomini in un percorso che li aiuti ad uscire dallo sfruttamento”. Uno sfruttamento, peraltro, che non sempre percepito come tale da chi ne è vittima.

“Quelli che per noi sono contesti di sfruttamento – ha sottolineato Giovanna Bondavalli - non lo sono per le persone che li subiscono, che spesso non hanno le competenze linguistiche e culturali per valutare la situazione e che altrettanto spesso provengono da contesti così differenti da rendere giustificabile ciò che nel nostro paese è ingiustizia”.

Ed è stata  proprio questa volontà di scardinare la rassegnazione a ciò che sembra ineluttabile e non modificabile, il leitmotiv di tutti gli interventi delle cooperatrici dei cooperatori che hanno raccontato il loro impegno quotidiano nella parte del talk organizzata come tavola rotonda.

A partire da Sara Fioresi della cooperativa l’Ovile che prosegue nella narrazione riferendo la storia di una grande vittoria, quella di (omissis), un ragazzo nigeriano che lavorava nella campagna per realizzare mangimi per animali. “Dopo una segnalazione che ci ha permesso di incontrarlo, è arrivato distrutto e diffidente.  Abbiamo costruito insieme un rapporto di fiducia che lo portasse prima di tutto a fidarsi di se stesso e del fatto che potesse essere libero di compiere delle scelte per vivere una vita migliore rispetto a quella che avete vissuto fino a quel momento: è stato un lavoro lungo che ha portato un grande esito tanto che ad oggi questa persona è diventata un collega di lavoro e non più un beneficiario dei nostri progetti.”.

Daniela Stagni e Francesca Foschini del Gruppo cooperativo Solco Civitas hanno offerto una visione molto vicina al territorio imolese portando esperienze dei servizi di accoglienza ma anche di politiche attive per la ricerca di lavoro.

“L'attività di sensibilizzazione che facciamo è mirata a far crescere la consapevolezza di quali siano i diritti dei lavoratori. E’ molto complesso, ed è la prima cosa che si fa quando una persona entra in accoglienza . Dall’apprendimento della lingua italiana al percorso di formazione, al far comprendere tutte le possibilità sul territorio, dobbiamo tenere conto del fattore tempo; bisogna agire molto in fretta perché queste persone hanno pressanti richieste da parte delle famiglie, con giovani che devono mantenere intere famiglie hanno come priorità assoluta l’inviare soldi a casa e non è possibile trovare tempo per altro”.

Nel corso della tavola rotonda è stata presentata anche l’esperienza di Mondodonna onlus da parte  della referente del centro antiviolenza Maria Chiara Rosa: “C'è un filo rosso che attraversa e collega quasi tutte le storie delle donne che incontriamo ,ed è il fatto di avere subito una o più forme di violenza di genere nell'arco della propria vita. Questo è il motivo della scelta che noi abbiamo fatto di tenere dentro al centro antiviolenza tutti i progetti che riguardano lo sfruttamento sessuale e lavorativo.  Per la prima volta queste donne hanno la possibilità di riflettere sui propri desideri, bisogni e riscoprire le proprie risorse ma tutto ciò implica un tempo che molto spesso non si possono permettere perché sono madri di “orfani bianchi”, come vengono chiamati figli che sono rimasti nei paesi di origine, affidati qualcuno che, nella migliore delle ipotesi li accudisce senza i mezzi per farlo. La pressione che grava su queste madri lavoratrici è molto forte; anche in questo caso la priorità è poter spedire soldi per il mantenimento dei loro figli e non resta modo di dedicare maggiori energie alla cura di sé o alla formazione”.

Testimonianze anche dure, dunque, ma soprattutto segni di speranza sono giunti dal talk dei Giovani Imprenditori di Confcooperative Terre d’Emilia, con analisi e indicazioni voltea costruire modelli alternativi lavorando in rete con i servizi e gli attori istituzionali, che nella cooperazione continueranno a trovare le sensibilità e le competenze necessarie a costruire “lavoro giusto”.

All’evento è intervenuto anche l’Assessore alla cultura e politiche giovani del Comune di Imola, Giacomo Gambi che ha raccontato il percorso di co-programmazione che ha portato alla riapertura del Centro Giovani Cà Vaina attraverso una profonda riflessione sui bisogni dei giovani tra i 15 e i 35 anni. Oggi questo centro è molto vissuto grazie ai tanti progetti ospitati, le sale prove, lo sportello psicologico, l’accompagnamento dei ragazzi alla ricerca di lavoro.

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