Scendono sensibilmente le giacenze di vini nell’area dei lambruschi. Al 31 gennaio 2024, infatti, si registra un calo del 12,1% tra Reggio Emilia e Modena, vale a dire il passaggio dai 3,084 milioni di ettolitri del gennaio 2023 agli attuali 2,7 milioni di ettolitri.
“Il calo delle scorte – sottolinea Confcooperative Terre d’Emilia, che ha elaborato i dati comprensoriali – è superiore alla flessione che abbiamo registrato nella produzione di uve nell’autunno scorso (-10,3%), e questo è sicuramente un dato confortante, perché evidenzia una certa dinamicità del mercato e, conseguentemente, accresce le speranze circa una intonazione delle quotazioni che consenta di recuperare redditività per le cantine sociali e i viticoltori dopo alcuni anni di pesante crisi”.
In questo senso, secondo Confcooperative Terre d’Emilia, dovrebbe giocare anche l’esito dell’ultima vendemmia, che a livello nazionale ha registrato una flessione della produzione del 24%, associata ad un calo del 16% in ambito europeo.
Le cifre fornite da Confcooperative indicano, in dettaglio, un calo dei mosti del 13,3%, una flessione complessiva dei vini reggiani e modenesi dell’11,72% e, per i lambruschi, una diminuzione dell’8,3%, con 131.951 ettolitri in meno rispetto ad un anno fa.
Ed è proprio sul fronte dei lambruschi che il mondo vitivinicolo attende i più consistenti miglioramenti.
“E’ indubbio – spiega Confcooperative Terre d’Emilia – che il mondo vitivinicolo reggiano e modenese è oggi in grave difficoltà sulle quotazioni di tutti i prodotti (inclusi, quindi, i “rossissimi”), ma i lambruschi scontano difficoltà ancora più rilevanti in termini di prezzi, sebbene proprio il lambrusco (escludendo gli spumanti) sia il vino più venduto nel mondo”.
“E’ partendo dall’analisi anche di questi numeri – conclude Confcooperative Terre d’Emilia - che diventa non più rinviabile affrontare, all’interno dei Consorzi di tutela, gli articolati ragionamenti avviati nel tavolo di lavoro aperto dalle cantine sociali per una rinnovata politica di valorizzazione e reputazione della denominazione Lambrusco. Altre aree, con scelte forti e di consolidamento del legame con il territorio, sono riuscite ad riorientare le sorti di denominazioni in difficoltà; il Lambrusco, che da sempre ha sostenuto l’economia vitivinicola dei nostri territori, può dunque ambire ad un salto di qualità per continuare ad essere attrattivo per nuovi investimenti in campagna”.