C’è soddisfazione, in Confcooperative Terre d’Emilia, per la sentenza con la quale il Tribunale di Reggio Emilia ha condannato un giornalista e l’editore del quotidiano La Stampa al risarcimento dei danni nei confronti di Giuseppe Alai per l’articolo (il cui carattere diffamatorio è stato accertato con sentenza penale passata in giudicato) in cui si parlava di presunti “affari ungheresi” di quello che, all’epoca dei fatti, era presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano e di Confcooperative Reggio Emilia; tutto ciò – secondo il quotidiano - in contrasto proprio con il suo incarico al vertice del consorzio di tutela del “re” dei formaggi.
La vicenda risale al 2014, quando il quotidiano La Stampa pubblicò un articolo (e anche un editoriale in prima pagina) nel quale si riconduceva la società Itaca (della quale Alai veniva dato come presidente, pur essendosi dimesso da un anno) ad una importante partecipazione in una società ungherese che commercializzava un formaggio ritenuto concorrente del Parmigiano-Reggiano.
Immediate, allora, le precisazioni e le rettifiche (in cui si parlava di falsità, e non solo di inesattezze) da parte del Consorzio, così come l’assoluta esclusione, da parte degli organi dell’Ente, di qualsiasi forma di coinvolgimento di Alai (sia in modo diretto che indiretto) e della stessa Itaca in azioni che in qualche modo potessero andare a discapito della prestigiosa Dop.
“La sentenza del Tribunale di Reggio – che impone all’estensore dell’articolo e all’editore il risarcimento dei danni non patrimoniali, e quindi d’immagine, subiti da Alai, il pagamento delle spese processuali la rimozione dell’articolo dal sito del quotidiano e la pubblicazione di un estratto della sentenza, cosa che sulla versione cartacea è avvenuta – conclude anche questa parte di una vicenda assurda – osserva Confcooperative Terre d’Emilia -, nata da un insieme di falsità che furono strumentalizzate contro Alai, il Consorzio e la stessa Confcooperative anche da parte di importanti esponenti del mondo agricolo”.
“Spiace, ovviamente – conclude Confcooperative – che ad essere colpito dalla sentenza sia un organo di informazione così prestigioso e noto, ma ancor più forte è il rammarico per la campagna di insinuazioni e sospetti che allora, nonostante le puntuali precisazioni e le rettifiche, prese il via a carico di Giuseppe Alai, della cui assoluta estraneità ad ogni fatto ipotizzato come inopportuno (e per altri versi privo di fondamento) non abbiamo mai dubitato”.