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CEIS MODENA, UN NUOVO CENTRO DI ACCOGLIENZA

Al servizio di tossicodipendenti e alcolisti senza fissa dimora

mercoledì 19 marzo 2025

È aperto da lunedì 17 marzo, a Modena, “Sulla frontiera”, il centro di accoglienza diurna per tossicodipendenti e alcolisti senza fissa dimora.

 

Il nuovo servizio, gestito dal Ceis di Modena (aderente a Confcooperative Terre d'Emilia) attraverso il concorso di Ausl e Comune, nasce dall’esperienza vissuta da anni dall’unità mobile che incontra in strada le persone con problemi di tossicodipendenza e alcolismo in situazioni di marginalità ed esclusione sociale. L’intento è fornire un’alternativa a ritmi, stili di vita, rischi sanitari e sociali della vita in strada, attraverso l’erogazione di servizi primari e il contenimento dei comportamenti devianti.

 

Il progetto intende fornire una risposta adeguata anche alla richiesta di vivibilità e sicurezza dei cittadini che abitano nella zona.

 

«È un servizio di prossimità e aggancio dove le persone possono trovare ristoro dalla vita di strada e dal consumo e dove mettere in atto interventi volti al miglioramento delle condizioni di salute, riduzione dell’uso di sostanze e prevenzione dei reati connessi alle dipendenze – spiega lo psicologo e psicoterapeuta del Ceis Marco Sirotti, coordinatore area dipendenze patologiche Modena e Bologna - Nel centro, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16, sabato e domenica dalle 9 alle 14, non sono somministrati farmaci. Gli utenti possono ricevere un pasto caldo e indumenti puliti, usufruire dei servizi igienici, oltre che ricevere ascolto, accoglienza e orientamento».

 

L’equipe di lavoro è composta da educatori, operatori sociali, animatori e mediatori culturali; durante l’apertura del centro sono sempre presenti due operatori coadiuvati da tirocinanti e volontari.

 

Le attività si svolgono in collaborazione con il Servizio Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Modena che ha con il Ceis una virtuosa e decennale partnership nell’ambito dei servizi per le dipendenze, sia residenziali che territoriali.

 

«Questo centro di accoglienza diurna applica la metodologia degli interventi a “bassa soglia”. Cerca, cioè, - continua Sirotti - di favorire il più possibile l’accesso al servizio, senza richieste di tipo burocratico e presa in carico (sigla di patti terapeutici, motivazione al contatto ecc.). Il concetto di bassa soglia si caratterizza per una diversa modalità di pensare e agire il lavoro sociale, non finalizzato di per sé alla formulazione di un programma terapeutico, ma fortemente connotato dalla capacità di mediazione tra i conflitti della strada e le opportunità di contenimento e accoglienza della struttura, limitando al minimo la funzione normativa delle regole che devono essere poche, chiare, flessibili e atte a garantire un livello di convivenza civile. Per noi del Ceis la qualità della relazione con l’utente non è solo un valore aggiunto del processo di cura, ma è il centro intorno al quale costruire percorsi di sostegno e accompagnamento. Nei servizi a bassa soglia la relazione non è mai immediatamente terapeutica; più che alla “guarigione”, tende maggiormente al principio del “prendersi cura”», conclude il coordinatore area dipendenze patologiche del Ceis.

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